Anche le Case del Popolo devono pagare l’IMU, se non sono rimasto indietro con le repentine fluttuazione di questa iniqua tassa.
Iniqua non perché colpisce la proprietà in quanto tale, visto che mi dicono che si paga persino nella patria del liberismo, ossia ciascuno dei 50 stati, ma perché è di fatto è tornata ad essere una tassa dello stato centrale, che ha nessuna progressività e non tiene conto dei parametri “locali”, cioè quelli relativi al luogo in cui l’immobile è collocato, compresi i servizi che ivi vengono erogati (credo sia abbastanza evidente che un immobile sito all’estrema periferia di una città, male o per niente raggiunta dai mezzi pubblici, magari ad alta densità abitativa – “palazzoni” per intenderci -, valga commercialmente meno di un appartamento anche più piccolo, ma più centrale e meglio servito da mezzi, centri comemrciali, strade e così via).
Fatto sta, che nella remota frazione del ricco comune dove abito, e dove ho pagato una IMU da Via Montenapoleone, anche la Casa del Popolo (o quel che ne resta) deve aver fatto i conti, e forse prima degli ultimi recenti emendamenti, perché già da diversi anni ha pensato di privarsi di una arte dei propri locali, per darli in locazione, o forse li ha proprio venduti.
Ammetto di essere poco informato sul dettaglio dei fatti, ma anche se esistessero fondati motivi per aver fatto proprio questa scelta, motivi che faccio davvero fatica a immaginare, stride la scelta di aver destinato quei locali a un centro per le scommesse. Legali, per carità, ma pur sempre discutibili. Tra i tanti “modi per fare cassa” (mi viene così su due piedi l’idea che si poteva affittare a un GAS, o a un negozio equo-solidale, o…) mi sembra che questo avvenga in netta antitesi con la storia stessa di quei luoghi di ritrovo, e con l’ideologia del partito che le ha volute e di cui oggi il PD ne è erede (?).
Ma forse mi sbaglio anche in questo, perché mi pare che al Senato il PD sia stato decisivo nel far approvare quattro commi al decreto denominato “Salva Roma”, che introducono, più o meno surretiziamente, una punizione per gli enti locali che limiteranno la diffusione delle slot-machines e che l’ormai ex Governo guidato da un suo esponente, abbia avuto grossa parte nell’abbuono delle tasse evase ai concessionari delle slot. E lasciamo perdere che quest’ultimo ha fatto (forse è il caso di dire NON ha fatto) riguardo agli immobili del Vaticano. Ma questa è un’altra storia, riguardo alla quale chi tocca i fili muore.