Il mediocre è ostinato, pervicace e omologante. Ma anche intollerante: non sopporta proprio che esista qualcuno con qualità superiori alle sue, indipendentemente dall’ambito in cui esse si manifestino. Altro che l’aurea mediocritas di Orazio o la medietà virtuosa di Aristotele.
La sua opera omologatrice (a sé stesso, si intende) è un vero e proprio tirare verso il basso qualunque acme di umana virtù: artistica, professionale, culturale, ma soprattutto morale. E di fatti l’omologazione, o egualitarismo, è l’unica arma di sopravvivenza per questo tipo d’uomo, poiché è come la foresta per l’animale selvatico, un alveo protettivo nel quale nascondersi e mimetizzarsi, al fine di evitare di essere smascherato per quello che è: un mediocre.
Questa filosofia di vita è la negazione assoluta del principio di individuazione, e si ancora maggiormente là dove le correnti eteriche dell’ereditarietà sono più forti (genere, razza, popolo, squadra di calcio, famiglia, faida, ecc..). In questo modo la truppa si sente più forte, poiché ciascun elemento si sente circondato da propri simili, accomunati però da un piccolo problemino: quello di non avere idee particolarmente brillanti. È per questo che spesso grandi gruppi omologati e omologanti di mediocri diventano docili strumenti nelle mani di abili manipolatori…
Mi pare, ad esempio che accada questo nel M5S. Osserva a riguardo il Dott. Stefano Montanari ne Il Grillo Mannaro:
Ho imparato che il mediocre vive in branco e dal branco assume, moltiplicandola, la sua perversione. E il branco adora i processi, purché questi siano celebrati come piace a lui, catturando qualcuno con cui, magari, il confronto morale sarebbe imbarazzante e trasformandolo in un truce criminale. Poi ognuno, quasi sempre mascherato, espone i suoi capi d’accusa senza che sia richiesta l’esibizione di prove, e ognuno ha il diritto d’inventare ciò che più gli dà piacere, in una sorta di gara fantastica con il “collega”. In questo incubo accusatori e giudici sono esattamente le stesse persone e per l’imputato, già condannato incondizionatamente a priori, non esiste alcuna possibilità di difesa e ogni faccia a faccia con chi accusa è bandito. Se, poi, per una sfortunata combinazione, il castello delle accuse crolla, si fa finta di niente: la festa è già stata goduta e la pena inflitta resterà per omnia saecula saeculorum.
I giudizi qui espressi non voglio essere di merito sui singoli, ma solo un monito per ricordare che quando si abdica alla propria individualità per diventare massa, c’è sempre il rischio che da fuori arrivi il pifferaio magico e la trascini, nolente, dove egli vuole. L’amara verità è che solo gli storpi e i sordi non lo seguirono.