Poesia

Sola, ti ricordo, mentre ti alzavi,
seminuda, in quella stanza spoglia.
Io solo ti seguivo,
con gli occhi stregati,
mentre cercavi qualcosa da bere.

ISTANTANEA

Io l’ho vista, la tenerezza, sostare
per pochi arcobalenici istanti
nei tuoi occhi e dissolversi, poi,
nelle frange multicolori dei gesti a seguire.

Privilegio raro, lo ammetto, ma di quelli
che non portano altro che silenzio,
e polvere.

IN MACCHINA

Lo squallore di quel ritrovarsi
negli stessi sguardi
– forse l’ora è inconsueta,
o è la macchina nuova? -,
e l’anomalia di baciarsi ancora,
ti tolgono il rispetto e
amplificano il senso
di forzatura.

Basta poi tornare sotto casa tua
perché l’orgoglio, ma è vergogna, lo so,
ristabilisca il naturale corso
del distacco.

DOVE FINIREMO

Dove finiremo, sfiorati a tratti
come una cometa
che lascia l’orizzonte
con un ritorno sicuro,
ma ad altri occhi.

Come ombra di quel amore
tornerò al tempo dovuto,
fermo ad osservare
l’inguaribile avvenire;
e, vedrai, che
non ci sarà bisogno di fuggirsi
ancora, perché il tempo,
coi suoi strali, ci avrà trasfigurato.

*

Vorrei, comunque, un giorno qualsiasi,
poterti stringere e parlare
e tentare, alla cieca,
di ripetere le poche parole
che accompagnavano
quei gesti (attutiti
dalla timidezza e
dall’età), di ravvisare un poco
quello che né braccia né mente
potranno mai fissare
in un nitido ricordo.

NEL BOSCO
(Sogno della notte tra il 18 ed il 19 maggio1994)

Ancora una volta il sogno libera,
sciogliendo ovvietà ed evidenza,
il bisogno di un’ulteriore
riprova e di vederla davvero.

Mi aspettavi. A ridosso di un bosco.
Con te, messaggio intravisabile
a me diretto, del vero distacco,
tuo figlio.
Ma le lacrime “quasi vere”
del nostro abbraccio (ingenuità del sogno),
non provano forse
che può resistere la tenerezza,
anche se sommersa nell’abisso della realtà?

Finisci a rivederla,
non pago del risveglio,
anzi compiendolo in quell’attimo,
e non riesci a dirle che vivi in attesa
di qualcuno, sul ciglio del bosco.

Con la sola complicità del tempo,
i ricordi rimangono intatti
tra gli scenari improvvisati,
luoghi del nostro amore, come brandelli
di vita del tutto estranea ai nuovi volti
che li attraversano, indifferenti del fatto
che proprio li, su quel colle, in un
tiepido pomeriggio autunnale,
tornai a cercarti
ipotizzando che la tua voglia
di normalità coincidesse con me.

Quello che seguì è ancora la,
assieme a pezzi di mille altre vite,
inerte, impossibile da captare,
squarcio di vita in cui ci siamo consumati.

RINASCITA
(dopo la fine)

Imbrigliato
da un sottile filo di seta,
impalpabile come
una ragnatela, da cui ti svincoli
subito, in un attimo: svegliarsi
-quell’attimo che risolve
i grumi emotivi dei sogni,
componendo la trama
di tutti gli amori,
passati ed inesistenti-
ogni giorno con nuove incrostazioni,
residui sempre più spessi
e sempre meno voglia di rinascere.

DA UNA FOTOGRAFIA

Strano, non sapessi più
di quella tua immagine
in un perfetto azzurro tempera:
sorridi, con la felicità
di assorbire ogni secondo
i respiri di quell’aria rarefatta
da scorie emotive.

Stupisce,
il paradosso del presente,
che esiste difforme dalla carta,
scoprendo immediatamente
l’angolo inerte dove
avevo relegato, per non nuocere,
per essere attivata solo
da memorie innoffensive,
quell’immagine di te
staccata dal blu straripante,
che aspetta solo un nuovo stupore.

SE LO VUOI

Sarò un uomo come molti, se tu
così mi vorrai, alla soglia degli anni:
porterò fuori te e i bambini,
siederò al consesso dei normali,
elargirò insensata sicurezza,
troverò persino il modo
di riabbracciare tua madre.

L’ORDINE DELL’AMORE

Torno a posto, nel silenzio,
osservatore privilegiato
della tua anima,
anche se l’idea del tuo corpo
avvinto al mio,
in una calda notte veneziana,
oggi che saprei come colmare
i tuoi occhi di ogni risposta,
mi porta fino a casa,
rinunciando anche solo
alla possibilità
che si modifichi
l’ordine dell’amore.